Klimt. La Secessione e l’Italia a Roma – La mostra che celebra il ritorno del più grande artista della Secessione viennese

Gustav Klimt, Ritratto di Signora, 1916, olio su tela, 68×55 cm. Piacenza, Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi
Gustav Klimt, Ritratto di Signora, 1916, olio su tela, 68×55 cm. Piacenza, Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi

A Palazzo Braschi oltre 200 capolavori per ripercorrere la rivoluzionaria parabola artistica di Gustav Klimt, e degli artisti della secessione – fino al 27 marzo 2022.

Un trionfo di preziosi cromatismi ed estro creativo, fanciulle sensuali e borghesi signore, fortunati ritrovamenti e miracolose ricostruzioni: così il Museo di Roma – Palazzo Braschi rende il suo omaggio a Gustav Klimt (Baumgarten, 1862 – Vienna, 1918) lo scandaloso artista dall’intensa e prolifica carriera, che rese grande Vienna tra fine Ottocento e inizio Novecento.

È noto che Klimt partecipò alla Biennale di Venezia nel 1899 prima, e nel 1910 poi, con una mostra personale. Sappiamo anche che fu premiato per Le tre età della donna (1905) all’Esposizione Internazionale di Belle Arti, tenutasi a Roma nel 1911. E sarà di nuovo la Capitale ad ospitare gran parte dell’eredità del celebre artista, fino al prossimo 27 marzo.

Un percorso tratteggiato in 14 sezioni, per un totale di oltre 200 opere, un quarto delle quali di Klimt. Un carosello di dipinti, disegni, manifesti d’epoca, oggetti di design e sculture, provenienti dal Belvedere Museum di Vienna, dalla Klimt Foundation, e da collezioni pubbliche e private come la Neue Galerie Graz, che custodiscono il non plus ultra dell’arte del maestro della Secessione.

In mostra, un’ingente selezione di dipinti e sculture dei membri della rivoluzionaria Wiener Sezession, l’associazione di artisti austriaci di cui Klimt ebbe il ruolo di cofondatore nel 1897. Di Carl Moll, Koloman Moser, Johann Victor Krämer, Josef Maria Auchentaller, Wilhelm List si potranno ammirare i ritratti, i paesaggi e le realistiche scene di vita popolare.

«A ogni tempo la sua arte, all’arte la sua libertà» recitava il motto del movimento Secessionista. E sotto l’egida della dea greca Atena, questa cerchia di artisti scelse di difendere l’importanza collettiva dell’arte – pur mantenendo una concezione elitaria del fatto estetico – esaltando l’ideale della Gesamtkunstwerk («opera d’arte totale») in un connubio di arti plastiche, architettura e design. Fu attuato anche il progetto di una rivista, Ver Sacrum («Primavera sacra») della quale saranno editi appena 96 numeri (fino al 1903) e di cui è possibile ammirare il manifesto per la prima mostra della Secessione, ideato e realizzato da Klimt.

Un’esposizione epica, che mette in equilibrio l’aspetto pubblico di Klimt e il suo inedito risvolto privato, approfondendo il suo intenso legame con l’Italia – la nazione che visitò di più in assoluto – attraverso opere e carteggi che ricostruiscono l’iter di viaggi e di spostamenti da una città all’altra, tra il 1899 e il 1913.

Trieste, Venezia, Padova, Ravenna, Firenze, Pisa, La Spezia, Verona, e Riva del Garda, in cui trascorrerà due estati insieme all’artista e stilista Emilie Flöge, compagna di una vita. L’eredità di questi viaggi si coglie bene nell’influsso esercitato da Klimt sugli artisti della Secessione romana (anche loro in mostra) come Galileo Chini, Giovanni Prini, Enrico Lionne, Camillo Innocenti, Arturo Noci, Ercole Drei, Vittorio Zecchin e Felice Casorati.

Inoltre, la critica italiana dedicò molta attenzione ai tre Quadri delle Facoltà (La Filosofia, La Medicina e La Giurisprudenza) che l’Università di Vienna commissionò a Klimt per poi rifiutarli in quanto giudicati scandalosi. Andate perse nel 1945 in seguito a un incendio, delle opere non rimanevano che alcune fotografie in bianco e nero. Tornano oggi alla luce grazie a una proficua collaborazione tra il Belvedere di Vienna e Google Arts & Culture, che ha permesso la miracolosa ricostruzione digitale dei pannelli a colori.

Tra le tante opere in mostra meritevoli di particolare attenzione ricordiamo, poi, Il Fregio di Beethoven (1902) gigantesca opera su tre pareti, il cui criterio ispiratore fu la “Nona Sinfonia”, e a cui è dedicata un’intera sezione.

Gustav Klimt è uno degli artisti più apprezzati di sempre anche per l’abilità di esaltare con crudo realismo ed estremo modernismo quell’eleganza e quel fascino misto a sensualità che tanto amava nelle donne – il foto-realistico Ritratto di signora in nero (1894) ne è uno degli esempi più alti – e di rendere ancora più preziose le figure femminili grazie a quelle foglie d’oro sulle tele, che divennero la sua firma, e che ricordano tanto i mosaici bizantini da cui rimase affascinato dopo il soggiorno a Ravenna del 1903, città che diede la spinta al «periodo aureo».
Opere iconiche quelle presenti in mostra: Giuditta I (1901), eroica ed erotica femme fatale che ruba il volto della facoltosa Adele Bloch-Bauer (di cui pare Klimt fosse anche l’amante); Amiche I (Le Sorelle, 1907); Signora in bianco (1917-18); Amalie Zuckerkandl (1917-18). Ad arricchire questa straordinaria esposizione, prestiti del tutto eccezionali e poco conosciuti, come La sposa (1918) l’ultimo monumentale e incompiuto capolavoro dell’artista, che col suo sorriso dolcissimo lascia per la prima volta la Klimt Foundation.

Ma la vera star del percorso espositivo è senz’altro Ritratto di Signora (1916) opera dall’aura impressionista sotto cui si nasconde Ritratto di ragazza, un dipinto esposto nel 1912 a Dresda e improvvisamente sparito nel 1917. Rocambolescamente trafugato dalla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza nel 1997, Ritratto di Signora è stato incredibilmente recuperato dopo 22 lunghi anni. L’opera anticipa una seconda mostra su Klimt che si terrà proprio a Piacenza a partire dal 5 aprile 2022.

Visita Palazzo Braschi per una mostra che fa sognare e abbina un soggiorno speciale da hotel TriviHo

TriviHo – Luxury Hotel Rome: un posto da sogno, tra arte e lusso

Se l’arte di Gustav Klimt vi appassiona e non avete avuto ancora la possibilità di visitare a Vienna i musei dedicati all’artista, allora la mostra romana di Palazzo Braschi, in corso fino al 27 marzo 2022, fa al caso vostro.

Klimt. La Secessione e l’Italia è un progetto corale che pone l’accento non solo sul genio creativo del grande pittore austriaco, ma anche sulla moderna e cosmopolita Vienna della Belle Èpoque, e sulla creatività dei suoi rivoluzionari protagonisti. Un allestimento ben articolato tra molteplici tappe e inedite tematiche, che concede il giusto spazio a vicende tanto artistiche quanto umane, a capolavori noti e ad altri da scoprire. Un viaggio suggestivo per il visitatore, sospeso tra arte e percezioni sensoriali.
E per un soggiorno altrettanto speciale ti suggeriamo TriviHo – Luxury Hotel Rome, la soluzione perfetta per chi cerca un’ottima sistemazione a Roma, comprensiva di ogni tipo di comfort.

Il nostro boutique e art hotel si trova in una delle zone più centrali e storiche della Città Eterna, il rione Trevi. Da questa invidiabile posizione sono facilmente raggiungibili, anche a piedi, tutti i maggiori punti di interesse della città.

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Le indicazioni per raggiungere il Museo – Palazzo Braschi a Roma

La sede della mostra sul pittore austriaco più amato e famoso al mondo è il Museo di Roma – Palazzo Braschi, ubicato in Piazza di San Pantaleo 10, 00186 Roma.

Dista circa 2km da hotel TriviHo, ed è raggiungibile a piedi (in 20 minuti circa) oppure tramite il seguente autobus (in 18 minuti circa):

• 62 – Direzione Traspontina, da fermata L.Go S. Susanna a fermata C.so Vittorio Emanuele/S. A. Della Valle, poi a piedi per 2 minuti (170m).

I biglietti sono acquistabili online su VivaTicket o direttamente in biglietteria. Per informazioni su orari di apertura e di visita, prezzi e prenotazioni, consultare il sito www.museodiroma.it